GIULIETTA MASINA, L’ALTRA METÀ DI FEDERICO

La storia dl una coppia eccezionale raccontata da Enzo Biagi con le parole della moglie, pochi mesi prima della scomparsa del regista. E poi di “Pallina”, “L’altra metà di Federico”: cosi recitava il titolo di un articolo che Biagi scrisse nel 1992, raccontando e intervistando Giulietta Masina, proprio alla vigilia della morte del grande regista.

   Si sono conosciuti quando la signorina Masina lavorava, giovanissima, alla radio e Fellini, che a mio parere è anche uno straordinario giornalista, scriveva dei testi. E poi erano tutti e due emigranti nella capitale degli anni di guerra e venivano dalla stessa terra, l’Emilia Romagna. Rimini, San Giorgio di Piano (che era anche il paese di Fortebraccio); sempre un borgo, alle spalle, con le sue leggende, e le fantasie. Dicono che nella storia di un grande uomo c’è sempre una grande donna: è un’opinione che condivido.

    Non deve essere facile la parte della moglie di Federico Fellini, nella vita di ogni giorno, e sullo schermo: Federico inventò per lei, fanciulla, il candido personaggio “Pallina”, più tardi le affidò i turbamenti di Giulietta degli spiriti (1965)… per intendersi non hanno bisogno di parlarsi, si conoscono, né di continue conferme di devozione. Si capiscono, si intendono: credo che, per Federico, Giulietta sia una presenza che esiste da sempre, che non si discute, che fa parte in maniera naturale della sua vicenda… Fellini disse: «In realtà io sono nato il giorno in cui ho visto per la prima volta Giulietta».

    Hanno avuto soddisfazioni, e anche dolori affrontati con pudore; come la perdita di un bambino, portato via da una polmonite, e una traumatica interruzione di gravidanza. E poi Fellini ha incontrato tante belle donne, e le tentazioni sono inevitabili… Ma Federico è sempre ritornato. Alla “Pallina” di Fellini, Biagi rivolse molte domande sull’unione tra i due. Anche sulle “evasioni” del marito. Giulietta Masina rispose cosi: «Chi se ne importa? Io resto, le altre passano». E sulla mancanza di figli, diceva: «Io e Federico non siamo una famiglia, siamo una coppia. Una coppia senza figli resta unita solo perché si sta bene insieme. Nel nostro caso penso ci abbia aiutati l’esserci sposati molto giovani, oltretutto in un momento così difficile come la guerra. Con qualche paura e molti sogni. Ecco, ci siamo educati l’un l’altro. Siamo cresciuti assieme». Quale dei personaggi che ha interpretato ha più affinità con lei? «Cabiria!». Lei si sente di somigliare a Cabiria? «Federico dice di sì. A me sembrerebbe presuntuoso dirlo. È certo però che mi è rimasto dentro come un lato infantile che mi induce all’emotività…». Chi era “Pallina”? «Una sposina di sedici anni, che viveva le sue avventure alla radio insieme a Cico. Ho conosciuto Federico perché il programma aveva un grandissimo successo e un produttore voleva farne un film. Federico voleva conoscermi di persona, perché la radio riservava grosse sorprese. Mi chiese delle fotografie e mia zia gliele mandò con la cameriera. Mi chiese un appuntamento e a me sembrò di incontrare Byron, Shelling, Laurence Olivier.» È faticoso stare accanto a un grand’uomo come Federico? «Per niente: con quello che Federico mi ha dato!». Nella vita coniugale – continuava Enzo Biagi – uno dà e uno riceve. Che scambio c’è stato fra voi? «Qualche volta anche di gelosia da parte mia, e qualche altra di incomprensioni. Tutti mi credono così tenera e dolce, ma so diventare una furia. Nessuno è un santo. Però tra noi c’è stata vita autentica, senza ipocrisie.»

    Qualcuno l’ha paragonata a Charlot. E Chaplin ha detto di lei: «l’attrice che ammiro di». È il più bel complimento che ha ricevuto? «Come attrice, sì.» E c’è una critica che le è dispiaciuta? «Sì, ma le ho cancellate tutte.» C’è una favola che l’ha coinvolta particolarmente? «Le fiabe mi piacciono tutte e confesso che le leggo ancora. Da bambina quella che preferivo era Cenerentola. In fondo, è stata la mia storia.»

ENZO BIAGI, 1992

Redazione, ASCinema – Archivio Siciliano del Cinema

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