ENNIO FLAIANO. PROFILO

Ennio Flaiano nasce a Pescara il 5 marzo 1910, sceneggiatore, scrittore, giornalista, umorista, critico cinematografico e drammaturgo italiano. Specializzato in elzeviri, Flaiano scrisse per Oggi, Il Mondo, il Corriere della Sera e altre testate. Lavorò a lungo con Federico Fellini, con cui collaborò ampiamente ai soggetti e alle sceneggiature dei più celebri film del regista riminese, tra i quali La strada, La dolce vita e 8½.

    Ultimo di sette figli, da Cetteo Flaiano (1859-1943) e Francesca Di Michele (1873-1938), il giovane Ennio passa un’infanzia di viaggi e spostamenti continui tra Pescara, Camerino, Senigallia, Fermo e Chieti, tra scuole e collegi. Nel 1922 arriva a Roma (viaggiando il 27 ottobre in treno, per fortuita coincidenza, in compagnia di fascisti della Marcia su Roma, più tardi ne racconterà gustosi aneddoti). Nella capitale compie gli studi secondari superiori nel Convitto nazionale fino al liceo artistico (diplomato nel 1929) e si iscrive alla Facoltà di architettura, senza però terminare gli studi universitari.

    All’inizio degli anni Trenta, mentre divide una stanza in viale delle Milizie con il pittore Orfeo Tamburi e collabora come scenografo con Anton Giulio Bragaglia, conosce Mario Pannunzio, Telesio Interlandi, Leo Longanesi e altre firme del giornalismo italiano, iniziando a collaborare alle riviste L’Italia Letteraria e Occidente scrivendo recensioni di libri. Dal 1933 al 1936, dopo un soggiorno a Pavia per frequentare la Scuola Ufficiali, partecipa alla Guerra d’Etiopia.

    Tornato a Roma, nel 1938 collabora al settimanale Omnibus di Longanesi ed a Quadrivio. Nel 1939 inizia ad occuparsi di cinema, collaborando con il neonato settimanale Oggi per il quale scriverà per alcuni mesi recensioni in cui i giudizi sui film sono il pretesto per far emergere un «sotterraneo dissenso al regime». Frequenta l’Antico Caffè Greco e le trattorie dove si incontra spesso con personaggi della vita letteraria e artistica romana quali Aldo Palazzeschi, Carlo Levi, Libero de Libero, Sandro Penna, Vitaliano Brancati, Vincenzo Cardarelli, ma anche Irving Penn, Orson Welles ecc. Nel 1940 sposa Rosetta Rota (1911-2003), insegnante di matematica nata a Vigevano, sorella di Nino Rota e zia di Giancarlo Rota.

    Nel 1942 nasce la figlia Luisa, soprannominata Lelè, la quale all’età di otto mesi inizia a dare i primi segni di una gravissima forma di encefalopatia che comprometterà tragicamente la sua vita. Splendide pagine su questo drammatico evento si trovano ne La valigia delle Indie. All’inizio degli anni Quaranta collabora anche a diversi altri giornali, come critico teatrale, recensore letterario e cinematografico (anche con pseudonimi come Patrizio Rossi, Ezio Bassetto o Ennio Di Michele) come Cine Illustrato, Cinema, Storia di ieri e di oggi, Mediterraneo, Documento, Il Popolo di Roma, Italia.

    Ennio Flaiano stringe la mano ad Anita Ekberg, sotto lo sguardo di Federico Fellini, durante una pausa delle riprese della Dolce vita (1959). Dal 1943 inizia a lavorare da sceneggiatore per il cinema. Al cinema lo legherà per sempre un rapporto di amore-odio. Nel 1945 è capocronista del quotidiano Risorgimento liberale, poi passa a Il Secolo XX (alcuni articoli li firma con lo pseudonimo Pickwick), ma scrive anche su Star, Mercurio (rivista appena fondata da Alba de Céspedes), Domenica,  Città e La città libera.

    Seguono le collaborazioni a Cinelandia (settimanale da lui fondato che dura cinque mesi del 1946), Omnibus (l’edizione diretta da Salvato Cappelli, successiva a quella ormai chiusa prima della guerra), Film Rivista, Giornale di Sicilia, quindi L’Europeo, La Voce Repubblicana, Corriere di Milano, Bis (rivista diretta da Giuseppe Marotta) ecc. Nel 1947 vince il primo Premio Strega con Tempo di uccidere, appassionato romanzo sulla sua esperienza in Etiopia, scritto in appena tre mesi dietro espressa richiesta di Leo Longanesi.

    L’attività giornalistica a questo punto si concentra solo su Il Mondo di cui è caporedattore fino al 1951. Tiene la rubrica Diario notturno (poi raccolta in volume da Bompiani, 1956). Tra il 1947 e il 1971 Flaiano scrive alcune tra le più belle sceneggiature del cinema del dopoguerra, collaborando a film di registi quali Federico Fellini (10 film), Marcello Pagliero e Alessandro Blasetti (4 ciascuno), Luigi Zampa, Luciano Emmer e Gianni Franciolini (3 ciascuno), Romolo Marcellini, Alberto Lattuada, Camillo Mastrocinque, Mario Soldati, Mario Monicelli, Dino Risi e Gian Luigi Polidoro (2), ma anche Renato Castellani, Roberto Rossellini, William Wyler, Domenico Paolella, Michelangelo Antonioni, Antonio Pietrangeli, Eduardo De Filippo, Pietro Germi, Elio Petri e altri ancora.

    All’attività di giornalista si dedica con articoli sul Corriere della Sera, Tempo presente, L’Illustrazione Italiana, Corriere d’Informazione e l’Espresso, poi (dal 1964) con L’Europeo. Negli anni Sessanta inizia un periodo di viaggi e relazioni internazionali, si reca in Spagna (dove collabora con il regista Luis Berlanga), a Parigi (dove scrive per Louis Malle un film poi non realizzato) e ad Amsterdam (per La ragazza in vetrina), a Zurigo (per incontrare la vedova di Thomas Mann, sul cui Tonio Kröger sta scrivendo un film) e a Hong Kong (per un film di Gian Luigi Polidoro), quindi negli Stati Uniti (per l’Oscar a), di nuovo a Parigi (dove scrive una sceneggiatura tratta dalla Recherche di Proust per René Clément, film che non si riuscirà a fare), a Praga (dove incontra Miloš Forman) e in Israele (viaggio raccontato sulle pagine dell’Europeo nel 1967).

    Altri progetti coinvolgono George Cukor, Rex Harrison, il Canada (per il film Le voyager, non realizzato), arriva persino a immaginarsi regista di un film americano che non riesce a fare. All’inizio di marzo 1970 viene colpito da un primo infarto. “Tutto dovrà cambiare”, scrive tra i suoi appunti. Va a vivere solo in un residence, portandosi pochissimi libri. Nello stesso tempo comincia a mettere ordine tra le sue carte, per dare alle stampe una versione organica della sua instancabile vena creativa: appunti sparsi su fogli di ogni tipo vengono lentamente catalogati. Ma gran parte di questo corpus di scritti è destinato a essere pubblicato postumo.

    Il 5 novembre 1972 pubblica nel Corriere della Sera il suo ultimo articolo, di carattere autobiografico. Il 20 novembre dello stesso anno, mentre è in clinica per alcuni accertamenti, viene colpito da un secondo, questa volta fatale, infarto.

    Un consistente “fondo Flaiano”, comprendente materiale cinematografico, disegni e numerosa altra documentazione della sua attività, è attualmente custodito e consultabile presso la Biblioteca Cantonale del Ticino a Lugano, alla quale fu donato dalla moglie Rosetta, che si era stabilita in quella città dopo la morte dello scrittore.

Redazione, ASCinema – Archivio Siciliano del Cinema

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