LA VALLE DEL MINOTAURO (1976) – KOSTAS KARAGIANNIS

Il barone Corofax (Peter Cushing), a capo di un’antica religione, scatena il caos nei Balcani plagiando ed inducendo un intero villaggio a estremi rituali notturni offerti ad un minotauro di pietra, tra le rovine di un castello ellenico. Solo i bambini locali sfuggono alla religiosità malsana sulla base del fatto che sono incorruttibilmente innocenti. Gran parte del racconto verte sulla disputa di chi verrà scelto per primo, la cui vita sarà devoluta al monolito.

Figure incappucciate elaborano incantesimi in uno scenario inquietante prima che il loro idolo invii loro segnali da decriptare. Il regista si conforma agli standard del periodo dotando il demone di genitali e facendo copulare ampiamente i giovani partecipanti prima di cadere vittima dei custodi del diavolo, ammantati di nero e di rosso.

L’andazzo muta quando un prete irlandese (Donald Pleasence) che brandendo una croce e distribuendo spruzzi d’acqua santa sugli eretici e sul loro feticcio, provoca un’esplosione che sparge frattaglie sanguinolente e macerie su tutto il set. L’aspetto migliore del film è la partitura musicale di Brian Eno, con un suono psichedelico già diffusissimo nel decennio antecedente.

Opportunamente, la musica di Eno ha anche arricchito l’esordio alla regia per un lungometraggio di Derek Jarman con Sebastiane (1976). Kostas Karagiannis, noto anche come Dacosta Karayan, Karayannis e Carayannis, ha studiato in Francia prima di diventare uno dei registi greci più prolifici di prodotti commerciali. Il film cavalca la fase finale della migliore stagione del genere horror, il ventennio dei Sessanta e Settanta, ed in questa co-produzione greco-anglo-americana, Peter Cushing, icona del cinema fantastico d’oltremanica, per una volta non calca un set della Hammer, Amicus, Tigon o Tyburn, le Case di produzione britanniche più prolifiche e feconde in quell’ambito e in quegli anni.

ANTONIO LA TORRE GIORDANO

Redazione, 16 ottobre 2019

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