LA RAGAZZA CHE SAPEVA TROPPO (1963), LA PREMIERE DEL PRIMO GIALLO

Il 14 febbraio 1963, esce in sala a Torino La ragazza che sapeva troppo, diretto dal maestro Mario Bava; fu la sua ultima pellicola realizzata in bianco e nero. È generalmente considerato come il “patriarca” del giallo all’italiana. Il film è considerato in tutto il mondo un cult movie.

    Morando Morandini nel suo Dizionario dei film loda questo “esercizio di regia anche perché la paura e il fantastico non nascono dal buio, dall’ombra, ma dalla luce in un suggestivo bianconero”.
Il titolo, imposto a Bava (che avrebbe voluto intitolarlo Incubo) dai distributori, si rifà esplicitamente a L’uomo che sapeva troppo di Alfred Hitchcock.

    Le riprese notturne di Roma verranno riproposte in molti film di Dario Argento a partire da L’uccello dalle piume di cristallo (1970).

    In questo film, secondo Alberto Pezzotta, sono infatti presenti molti espedienti retorici che verranno usati in seguito da altri registi: l’inverosimiglianza della situazione di partenza; il protagonista viene coinvolto nella faccenda per puro caso; l’assassino è una donna; l’importanza delle scenografie; l’atmosfera minacciosa; l’enfasi sui rumori; il fantastico; l’uso delle luci. La ragazza che sapeva troppo è il film che fonda letteralmente – ed a ragione – il genere giallo italiano, oggetto di attenzione di tutti gli studiosi di cinema, italiani e stranieri.

Redazione, ASCinema – Archivio Siciliano del Cinema

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