ELVIRA NOTARI. RICORDATA A PALERMO LA PRIMA REGISTA ITALIANA

 Un doppio appuntamento al femminile, quello del 10 ottobre scorso a Palermo, ha visto protagoniste tre donne: Flavia Amabile, scrittrice e giornalista de «La Stampa», Rossella Spinosa, compositrice, pianista e musicologa, ed Elvira Notari, pioniera della produzione cinematografica italiana al femminile, alla quale è stata dedicata l’intera serata, organizzata in sinergia tra il Centro di Ricerca per la Narrativa e il Cinema e l’Associazione Siciliana Amici della Musica di Palermo, come uno degli eventi OFF della 44a edizione del Festival Efebo d’Oro.

Un libro, un film e una colonna sonora originale, offrono un’immagine chiara e inconfondibile di una regista del cinema muto senza eguali, nata in un’epoca complessa e in una terra poco incline a sostenere la creatività femminile. La presentazione del volume di Flavia Amabile si è svolta nella Libreria Feltrinelli di Palermo, alla presenza dell’autrice che ha raccontato alcuni dettagli della stesura dialogando con Paola Catania, Presidente del Centro di Ricerca per la Narrativa e il Cinema, Antonio La Torre Giordano, storico del cinema e Direttore Responsabile di ASCinema – Archivio Siciliano del Cinema, Giovanni Massa, Direttore Artistico del Festival Efebo d’Oro, Donatella Sollima, Direttore Artistico dell’Associazione Siciliana Amici della Musica e la compositrice Rossella Spinosa. Nella seconda parte della serata il pubblico palermitano ha potuto assistere alla proiezione del film ’A santanotte (1922) sotto forma di cine-concerto con musiche originali, composte ed eseguite dal vivo da Rossella Spinosa. La proiezione, preceduta da una breve introduzione di Milena Mangalaviti, Presidente dell’Associazione Siciliana Amici della Musica, ha avuto luogo al Politema Garibaldi, sede dell’Associazione.

La vita di Maria Elvira Giuseppa Coda, in arte Elvira Notari, è una testimonianza toccante di un’epoca segnata da eventi storici e politici non indifferenti – la Prima guerra mondiale, il Ventennio fascista, la Seconda guerra mondiale – e da una società patriarcale chiusa e maschilista, che poneva la donna in una posizione oppressa e svantaggiata. Dopo le esperienze letterarie veriste di Verga, Capuana e De Roberto e la lezione di teatro di Pirandello, in Italia cominciava a germogliare l’espressionismo già in voga nel resto d’Europa. L’intuizione di Elvira Notari è centrata: come per Cavalleria rusticana di Mascagni e Pagliacci di Leoncavallo, l’idea di rappresentare le vite degli ultimi nella loro cruda realtà, usando la novità dell’immagine in movimento, riscuote un enorme successo presso gli spettatori, fino a quando la censura fascista non riuscirà a zittire una voce femminile e “fuori dal coro”. Flavia Amabile racconta di una ricerca appassionata e piuttosto impegnativa, che l’ha portata a scoprire, poco a poco, la figura di Elvira Notari nelle sue diverse sfaccettature. L’autrice condivide con la regista le origini salernitane e per questo, come ha affermato, in qualche modo si sentiva chiamata a rendere giustizia post mortem a questa donna forte e tenace, capace di imporsi in un mondo maschilista. “Volevo chiederle scusa”, ha affermato più volte Amabile, perché la società non ha saputo preservare il suo grande impegno dalla dimenticanza e il suo lascito dalla distruzione. Di circa 60 lungometraggi ne sono rimasti soltanto tre, tra cui il già nominato ‘A santanotte. La famiglia, il trasferimento a Napoli, il lavoro di modista, l’incontro con il futuro marito Nicola, l’amore, la drammatica vicenda dei figli, la creazione della Dora Film Fabbrica: il libro di Flavia Amabile ripercorre la vita della regista con grande partecipazione. Il romanzo biografico appassiona già dalle prime pagine, portando il lettore nella Napoli degli anni ’20, città alla moda e gemella di Parigi, ostile alle donne moderne, ma con un paesaggio naturalistico mozzafiato che accende l’immaginazione.

Il “dramma popolare passionale” ‘A santanotte, che risale al 1922 – l’anno dell’ascesa al potere di Benito Mussolini – quest’anno compie 100 anni. La trama del film si basa su una canzone napoletana del 1920 di Eduardo Scala e Francesco Buongiovanni, un grande successo popolare all’epoca, eseguita per la prima volta da Maria Montebruno e riarrangiata successivamente da diversi cantanti napoletani. “Do la ‘Santa notte’ a chi mi ha fatto star male” recita il testo riprendendo la “mala Pasqua” della Cavalleria verghiana. Il testo della canzone è drammatico: il confine tra l’amore e la morte è sottile. L’immagine simbolista della luna argentata fa da contrappunto al rosso del sangue della protagonista, che muore nelle braccia dell’amato. L’elemento del coltello e il delitto passionale, diventano per Elvira Notari ispirazione per una pellicola di oltre 60 minuti, recitata egregiamente da attori d’epoca tra cui il figlio della regista, Edoardo, in arte Gennariello. Il film, centrato sulla vicenda di una donna vittima sociale, risulta di una attualità sorprendente e struggente ancora dopo cent’anni dalla sua produzione.

La pellicola muta acquisisce un nuovo senso con la musica composta ed eseguita dal vivo da Rossella Spinosa, peraltro secondo una tradizione degli albori del cinema impiegata dalla stessa Notari. La pianista e compositrice si occupa della sonorizzazione dal vivo del muto da diversi anni ed è autrice di 132 colonne sonore originali. “Il cinema muto ha una sua natura, che fondamentalmente racconta la nostra storia”, ha detto durante la presentazione in libreria, “e tutti ci aspettiamo di riavvertire quelle sensazioni […] Scrivere la musica per il cinema oggi significa avere una doppia responsabilità di cercare di ricostruire una filologia con quello che c’è del passato storico, comprese le atmosfere, ma contemporaneamente cercare di scrivere del nuovo”. La musica diventa, quindi, un mezzo per avvicinare lo spettatore al passato, ma senza rinunciare a contenuti nuovi e originali. Spinosa ricorda il suo maestro, il pianista e compositore argentino Luis Enrique Bacalov, premio Oscar nel 1995 per la colonna sonora de Il postino, che le ha trasmesso l’idea di trattare la musica come accompagnamento alla visione dei film in grado di portare lo spettatore “per mano” all’interno del mondo meraviglioso del cinema.

Considerata l’ispirazione a un testo esistente, nel caso di ‘A Santanotte, Rossella Spinosa è obbligata a utilizzare la canzone popolare all’interno della colonna sonora. La compositrice rinuncia all’esposizione della melodia come leitmotiv nei momenti centrali del film, lasciandola alle drammatiche scene conclusive. La musica di Spinosa non trova mai quiete. Sin dalle prime inquadrature si avverte massima tensione, come se il suono volesse preannunciare la drammatica vicenda della protagonista, Nanninella. L’accompagnamento è prevalentemente accordale con sonorità dissonanti, tenute in dinamiche elevate. La musica rispecchia perfettamente l’animo della protagonista, una donna giovane e bella, maltrattata da un padre alcolizzato, che deve mantenere servendo in un caffè, spesso importunata da sconosciuti. Non è casuale, infatti, che la musica cambi solo verso la fine della storia, quando Nanninella scopre che il suo amato Tore accusato dell’omicidio del padre in realtà è innocente. Grazie alla rappresentazione della canzone alla fine, Rossella Spinosa riesce a creare un climax con una sensazione catartica alla morte della protagonista, uccisa dal rivale di Tore, Carluccio.

L’incontro felice tra cinema muto e musica dal vivo costituisce un evento lodevole e unico per il capoluogo siciliano, seguito da un discreto numero di spettatori appassionati e specializzati. Il Direttore Artistico dell’Associazione Siciliana Amici della Musica Donatella Sollima ha preannunciato una futura collaborazione con la compositrice Rossella Spinosa all’interno dei progetti dell’Associazione.

 

Flavia Amabile conversa con Antonio La Torre Giordano alla Feltrinelli di Palermo.

 

Rossella Spinosa al pianoforte durante la proiezione de ‘A santanotte (1922) al Teatro Politeama di Palermo