Il Museo Nazionale del Cinema

Questo non è un museo. Quantomeno, non lo è nel senso tradizionale del termine. Chi ha già avuto occasione di visitarlo comprenderà quello che vogliamo dire. Chi invece si appresta a farlo rimarrà sorpreso nello scoprire un allestimento con caratteristiche che lo rendono pressoché unico al mondo e destinato a disattendere ogni normale aspettativa. Di solito, un museo del cinema si costruisce a partire dalla semplice intenzione di valorizzare una più o meno importante collezione di oggetti, documenti e reperti che attengono alla storia della settima arte o di alcuni suoi aspetti: un dato momento storico, l'archivio di un regista o di una star, una determinata cinematografia nazionale. Tra i suoi obiettivi, di solito, c'è la conservazione di un patrimonio appartenente alla collettività, l'ambizione a svolgere una funzione didattico-educativa, l'aspirazione a indurre nelle nuove generazioni - se non l'amore - almeno una migliore conoscenza di una forma d'arte e d'intrattenimento che ha segnato il secolo scorso e continua a esercitare un'influenza straordinaria sull'immaginario collettivo.Il Museo Nazionale del Cinema di Torino è tutte queste cose e altre insieme. La ricchezza del suo patrimonio - composto di svariate centinaia di migliaia di film, libri, riviste, documenti, sceneggiature originali, fotografie, manifesti, oggetti di set, costumi, macchine da presa, proiettori e attrezzature varie che rappresentano le diverse fasi dell'evoluzione di un'arte e delle sue tecniche (solo in minima parte esposti alla Mole) - lo pone tra i più importanti del mondo. La molteplicità delle sue attività scientifiche e divulgative ne fanno un polo di iniziative culturali tra i principali in ambito nazionale e internazionale: ricerche d'avanguardia sulla conservazione dei materiali e sulla storia del cinema, un vasto programma di restauri, iniziative editoriali, rassegne cinematografiche, incontri con gli autori e i protagonisti del cinema di ieri e di oggi, programmi didattici e servizi educativi. (...) [Alessandro Casazza, Alberto Barbera]