È la Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia numero 76 ed il 6 settembre è il giorno di Franco Maresco, ma, quest’ultimo, è assente come da consuetudine alle pubbliche manifestazioni anche quando ad essere protagonisti sono i suoi stessi film.
Accolto dagli applausi è stato proiettata la sua ultima opera in concorso, La mafia non è più quella di una volta, terzo film italiano in competizione e, in qualche modo, seguito di Belluscone.
Protagonista è l’impresario Ciccio Mira che organizza allo ZEN, noto quartiere “periferico” di Palermo, un concerto di neo-melodici per ricordare i due “eroi” della lotta alla mafia, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino ma, in realtà, l’evento nasconde la presenza di persone corrotte non solo dalla mentalità mafiosa ed omertosa ma anche con boss locali avvezzi al malaffare, fatto che porterà lo stesso Mira a chiedere la grazia al Presidente della Repubblica per un detenuto suo amico ed in regime carcerario “41 bis” e, forse, protettore anche dello stesso quartiere palermitano dove si dipana buona parte della trama del film.
Un’opera in cui il surreale si confonde col grottesco, come in tutti i film di Maresco mostrando con una certa nitidezza il rimando ad una chiara matrice omerica, più nello specifico all’Ulisse/Nessuno, intimamente connaturato nel DNA di ogni siciliano, germe della tendenza omertosa a cui questo popolo è da sempre incline. O, meglio, è così che lo vede Maresco.
Alla prima proiezione per la stampa a Venezia già si respiravano positive reazioni mentre il debutto con il pubblico nella Sala grande del Palazzo del cinema è stato accolto da applausi scroscianti.
Se Maresco è rimasto a Palermo non ha fatto mancare a Venezia la sua presenza la fotografa Letizia Battaglia, emblematica e indomabile testimone, nel film interprete di sé stessa.
Il messaggio del regista è, tuttavia, molto chiaro e si scaglia con la sua pungente durezza e fermezza contro quell’antimafia di facciata che ben poco di buono ha dato a Palermo ed alla Sicilia intera.
La visione di Maresco molto poco incline all’ottimismo nella lotta alla mafia ha, però, scosso l’interesse e non solo del pubblico ma soprattutto della giuria che, nel corso della cerimonia conclusiva, il 7 settembre, gli ha conferito il Premio speciale della giuria, oltreché essere stato in concorso per il Leone D’Oro al miglior film.
“Per Maresco un riconoscimento alla coerenza, allo stile originalissimo, alla lettura antropologica tra comico e grottesco del fenomeno della mafia” – scrive Maria Lombardo su La Sicilia dell’8 settembre mentre Alberto Barbara, direttore della Mostra lo definisce “Un nuovo capitolo di quell’indagine antropologica su Palermo e la Sicilia condotta da Maresco con la capacità di provocare che lo contraddistingue”.
GALLERIA FOTO
Efebo D’Oro: tutto pronto per la 41ª edizione
Giovanni Massa, direttore artistico ci racconta del festival che si svolgerà al Cinema De Seta dal 13 al 19 ottobre e vedrà il suo momento clou nell’assegnazione dell’Efebo D’Oro alla carriera a Fatih Akin. Non manca la sua amarezza per il mancato finanziamento da parte del MiBACT
All’interno dell’Archivio Storico Comunale di Palermo, si è svolta la giornata interamente dedicata a Leonardo Sciascia dal titolo Leonardo in noir. Sciascia e il genere poliziesco tra letture e visioni; si è trattato, più nello specifico, di un evento inquadrato all’interno del ricco cartellone della Settimana delle Culture promossa dall’Amministrazione e fortemente voluto e curato da Umberto Cantone, attore e regista teatrale di grande prestigio. Una giornata che ha avuto come suo cuore il valore della letteratura ed anche del cinema, giusto la stretta interconnessione che dai tempi remoti il genere giallo e poliziesco hanno avuto con la settima arte al punto di fondersi quasi in un unicum senza barriere e confini.
A dar testimonianza di ciò la proiezione mattutina del film, Cadaveri eccellenti (1976) di Francesco Rosi oltre che dall’esposizione di alcuni libri, ossia le prime edizioni delle opere di Sciascia ma anche altri romanzi gialli che lo scrittore amava particolarmente quali Simenon, Conan Doyle, Dürrenmatt, Christie, Gadda, Spillane, G. Holyday Hall, per citare solo alcuni nomi, che lo stesso Cantone ha messo a disposizione e che, sicuramente, hanno fortemente influito sulla formazione letteraria di Sciascia e la sua esplorazione nonché sperimentazione del genere giallo.
Per il momento clou della giornata si è atteso il pomeriggio quando lo stesso Umberto Cantone ha prestato la sua voce e interpretazione per la lettura di Una storia semplice, il romanzo breve che uscì nelle librerie lo stesso giorno della morte dello scrittore di Racalmuto, il 20 novembre del 1989. Si tratta di un’opera che nella sua estrema sinteticità esprime non solo la maturità letteraria di Sciascia ma anche il suo accentuato pessimismo rispetto alla legge ed a quell’ideale di giustizia che molto hanno animato tante delle sue opere al punto di diventare elementi cardini ed anche di denuncia dei mali della società italiana e siciliana, tra lotta alla mafia ed al crimine organizzato e l’estirpazione del terrorismo che tanto male fece a tutto il Paese.
Molto incisiva e appassionata la lettura che Cantone ha fatto dell’opera, riuscendo con grande abilità e bravura a scandire i tempi incisivi del racconto, intervallando con dovuta maestria le parole scandite a tratti come i tocchi delle lancette di un orologio con le pause che, messe nei punti giusti, hanno permesso ai presenti di viaggiare tra parole ed immagini visualizzate tutte nella mente quasi come si trattasse di un film. Un regalo, pertanto, speciale che Umberto Cantone è riuscito a donare al pubblico presente che ha potuto godere, con vive parole, quella che è stata la grandezza di uno scrittore senza tempo come Leonardo Sciascia.
«Si tratta di un’angolazione che abbiamo scelto per celebrare il trentesimo anniversario della scomparsa di Sciascia e attraverso un genere che fu lo stesso scrittore a valutare o rivalutare. Oggi è normale inserire un romanzo giallo tra i libri di letteratura ma, all’epoca in cui egli scriveva, non era consueto. Sciascia utilizzò il genere giallo per gran parte dei suoi romanzi facendo uso della struttura propria del giallo per parlare dei misteri della società italiana e del potere, cosa che a lui premeva molto. L’evoluzione che si può leggere attraverso questo evento è un progressivo passaggio dal suo essere ottimista fino al suo pessimismo di Una storia semplice con la sua amara conclusione riguardo al destino dell’interpretazione delle legge in un Paese manzoniano come l’Italia», ha affermato Cantone pochi minuti prima della sua lettura e a tal proposito ha aggiunto, «con Sciascia bisogna utilizzare una certa intelligenza interpretativa restituendo con il giusto distacco quella che è l’architettura finissima che è la sua scrittura con quell’effetto di giusta distanza che egli mette nella trama attraverso l’uso della parola della quale è un artigiano e con la quale riesce ad ottenere una scioltezza assoluta. Una storia semplice è un’opera alla quale ha lavorato molto riuscendo a trarne una trama di una essenzialità impressionante».
Distacco ed anche ironia, due elementi che sono presenti nelle opere di Leonardo Sciascia, sue chiavi di volta, forse, per una lettura distaccata della società con quel velo costante di mistero che oggi più che mai intriga noi lettori del terzo millennio.
GALLERIA FOTO
Umberto Cantone è un intellettuale palermitano, attore e regista teatrale, rappresentante significativo del panorama culturale italiano. Attivo collaboratore anche della pagina culturale de La Repubblica, quotidiano in cui cura una rubrica di percorsi della memoria letteraria, cinematografica e teatrale.
Intervista ad Andrea Inzerillo, direttore del Sicilia Queer Filmfest.
“Noi vogliamo dire che il cinema è plurale, che molti film molto interessanti non li vediamo perché non vengono distribuiti ed il ruolo del festival è quello di dare spazio a questo”.
Un festival di cinema a Palermo, città simbolo al centro del Mediterraneo, che dialoghi con le diversità in una dimensione di inclusione sociale, di idee, di modi di vivere la vita e sperimentare l’amore ed i sentimenti secondo logiche che vadano oltre gli stereotipi di genere.
Éric Biagi, direttore dell’Institut français di Palermo racconta il presente della prestigiosa istituzione culturale. Un viaggio che spazia dalla cultura al vissuto privato di un uomo che ha scelto di vivere a Palermo da vent’anni.
Antonio La Torre Giordano, storico del cinema, è collaboratore di varie riviste specializzate, è autore di alcune sceneggiature e di varie pubblicazioni sul cinema, tra le quali i libri: Luci sulla città, Palermo nel cinema dalle origini al 2000 (Edizioni Lussografica, 2021) con prefazione di Goffredo Fofi e Nino Genovese, Il cinema protogiallo italiano. Da Torino alla Sicilia la nascita di un genere (1905 – 1963) (Edizioni Lussografica, 2022) con prefazione di Enrico Magrelli, Beati Paoli Archives. Cinema e media (Edizioni Lussografica, 2022), Il testamento fantastico. Cinema espressionista tedesco (1913-1935) (Edizioni Lussografica, 2022) con prefazione di Roberto Chiesi, Il Gattopardo. I sessant’anni del film tra arte, media e società (Edizioni Lussografica, 2023) con prefazione di Melo Freni; è co-curatore con Steven Jay Schneider di 501 Movie Directors (Australian Broadcasting Corporation, Sydney, 2007). Come ricercatore, ho contribuito con ricerche e materiali d’archivio alla realizzazione di Ennio (2021) di Giuseppe Tornatore, Uno, nessuno, cento Nino (2021) di Luca Manfredi, Steno (2022) di Raffaele Rago e diversi altri documentari. È il direttore dell’Archivio Siciliano del Cinema di Palermo (Bene culturale d’interesse nazionele – MIC – Ministero della cultura) ed è iscritto all’anagrafica dei fornitori/ricercatori di RAI Documentari e RAI Cultura, con cui collabora. Nel 2020 conduce la rassegna cinematografica La storia della Sicilia, per la Regione Siciliana – Assessorato ai beni culturali e all’identità siciliana; nello stesso anno è curatore in ambito cinematografico della mostra Salus populi. Epidemia e cura: dalle carte d’archivio al cinema (11 ottobre 2020 – 4 maggio 2021) promossa dal MIC (Ministero della Cultura), presso la Soprintendenza archivistica della Sicilia – Archivio di Stato di Palermo. Nel 2022 fonda il programma A proposito di cinema | Radio.