Fra le proiezioni selezionate per la rassegna cinematografica organizzata nell’ambito del Festival Miniera. Cultura – Turismo – Eventi, promosso dall’Assessorato alla Cultura, Turismo ed Eventi del Comune di Caltanissetta, curata dal regista Aurelio Grimaldi e svoltasi nella cornice del Centro culturale “Michele Abbate”, non poteva certamente mancare uno di quei film che hanno raccontato un pezzo della storia e delle tradizioni legate al territorio siciliano.
Quella rocambolesca vicenda di “seduzione e abbandono” di germiana memoria viene rivalutata da Mario Monicelli attraverso il filtro della rivoluzione dei costumi di fine anni ‘60, nel pieno del fermento socio-culturale che investì l’Europa e l’Italia in particolare proprio a partire da quel fatidico anno, il 1968.
Vessazioni che diventano tortura psicologica, la paranoia che diventa follia, e l’orrore che tutto questo sprigiona, che trasuda dalle cupe mura di un appartamento. Otto anni dopo Rosemary’s Baby – Un nastro nero a New York (1968) e ben undici dopo Repulsion (1965), Roman Polanski cala il terzo asso che va a concludere il suo ciclo “dell’appartamento”.
Elitario, imperscrutabile e criptico per i più, con un piede nel weird più bizzarro e l’altro nell’horror più surreale e visionario, ma non solo. Un film che rifiuta qualunque categorizzazione, che sfugge alle etichette, che abbraccia più generi e diventa trasversale. Possession è considerata l’opera di Andrzej Żulawski più completa, dalle suggestioni “lovercraftiane” e reminiscenze legate alla Metamorfosi (1915) dello scrittore Franz Kafka, oltre a ricordare uno stile visivo già ricorrente nelle opere di David Lynch, David Cronenberg o di Roman Polański stesso.
Dopo aver raggiunto la maturità stilistica con Cento giorni a Palermo (1983), uno dei film considerati fondamentali all’interno della cinematografia d’inchiesta e dedicato alla memoria del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa ucciso dalla mafia il 3 Settembre 1982, Giuseppe Ferrara prosegue il suo impegno civile nell’ambito della cronaca italiana di quel periodo.
Claudio Caligari questo film voleva farlo sul serio, e voleva realizzarlo affrontandolo apertamente, malgrado le tante difficoltà e i problemi che ne hanno rallentato la lavorazione.
Macabro e decadente, ha già compiuto 60 anni questo splendido gioiello del cinema del mistero, uscito in Francia nel gennaio del 1960, e che rappresenta una delle pietre miliari del genere.
Carmine Bonavia (James Belushi) è un politico newyorkese di origini palermitane che corre per le imminenti elezioni alla carica di sindaco. Durante un’intervista, Carmine ha uno scambio di opinioni con Gianna (Carolina Rosi, figlia del regista), giornalista originaria proprio di Palermo, riguardante il problema dello spaccio e del consumo di stupefacenti.